«L’emergenza Covid-19 che stiamo vivendo è certamente una delle crisi più profonde che il mondo intero abbia affrontato negli ultimi decenni con impatti nel medio termine assai difficili da prevedere. Del resto la pandemia si è manifestata in un contesto economico già fragile, dove le ricadute della crisi del 2009/2010 avevano lasciato ancora profonde ferite aperte»: queste le parole del presidente di Apindustria Confimi Cremona, Alberto Griffini, alla domanda sull’impatto della crisi generata dall’emergenza epidemiologica sulle Pmi. «Sicuramente la pandemia ha creato uno scenario inedito — prosegue Griffini — dove la crisi non è conseguenza di shock finanziari, ma di chiusure forzate delle attività, della riduzione della mobilità e, con sé, anche della drastica riduzione delle esportazioni, che nella precedente crisi invece erano state elemento di forza e sopravvivenza per molte realtà». Quindi il presidente osserva: «La pandemia continua a mordere con forza e sta mettendo a dura prova non solo l’economia, ma l’intero tessuto sociale del Paese. Rispetto ad altri settori, che stanno vivendo ancora pesantissime restrizioni e verso i quali va tutta la mia solidarietà, le industrie manifatturiere oggi possono continuare ad operare in un contesto difficilissimo e anche nuovo, ma nel quale tuttavia permangono difficoltà già esistenti, prima di tutto l’accesso al credito, che rimane precluso a molte realtà. L’estrema incertezza rende inoltre difficile la programmazione e la pianificazione degli investimenti, essenziali per poter essere competitivi sul mercato. Anche l’aumento generalizzato dei costi dei fattori produttivi incide ogni giorno sulle imprese». Griffini, quindi, riflette sulle priorità del momento: «Sicuramente la campagna vaccinale è la chiave per portare fuori il nostro Paese ed il mondo da questa pandemia il prima possibile. Il che non vuol dire ritornare al passato. La pandemia ha mostrato le grandi vulnerabilità dell’Italia, a partire dal sistema sanitario territoriale che negli anni è sempre stato più impoverito. Per questo dobbiamo avere capacità di analisi, guardare al passato non con rimpianto, ma per non commettere gli stessi errori ed essere proiettati al futuro. Oggi abbiamo una grande occasione che non possiamo disperdere». Ma non solo: «È fondamentale che le risorse economiche che arriveranno siano impiegate a sostegno, oltre che della sanità e dell’istruzione, dell’economia. Occorre un piano industriale strutturale, investimenti nelle infrastrutture sia fisiche che digitali. Senza dubbio il Recovery Plan è un’opportunità senza precedenti, che può dare frutti solo però se ci sarà capacità di visone e tempestività tra la definizione delle strategie e la loro concreta attuazione. Serve maggiore preparazione di chi ci governa, responsabilità ed unità. Lo dobbiamo a chi ha fatto dell’Italia un grande Paese e alle future generazioni che dovranno renderlo ancora migliore».